Come il progetto di Carlo Rubbia è stato impegnato per l'eliminazione delle scorie radioattive

"Il problema dell'eliminazione delle scorie radioattive è ormai diventato un gravissimo problema su scala mondiale per i prodotti generati dalle centrali nucleari e ora ci sono anche le testate nucleari da smantellare in seguito all'accordo sul disarmo. Finora l'unica soluzione era di accumularle in caverne sotterranee magari vetrificate in blocchi, ma i depositi non possono essere continuamente sorvegliati e tenuti in particolari condizioni. Vi immaginate guardiani e muratori per un milione di anni? E' inaudito solo pensarlo: sono tempi geologici. Bisogna dunque tener conto dei pericoli a lungo termine. Dispersioni nell'atmosfera avverranno presto o tardi; nelle caverne il decadimento radioattivo genera calore; il plutonio anche dopo 20.000 anni è ancora buono per fabbricare bombe nucleari, e quindi essere oggetto di attenzione da parte di malintenzionati. Infine tutto questo immagazzinare ha un costo non trascurabile: 1.000 dollari al chilogrammo.

L'idea, dunque, è stata quella di provocare una trasformazione delle scorie radioattive, una trasmutazione, bombardandole con neutroni che si ottengono sparando protoni nel piombo fuso. Così, uranio e plutonio diventano sostanze diverse che non emettono più radiazioni o devono essere contenuti per un periodo ben più breve, non oltre 5-600 anni: vale a dire un tempo nel quale ragionevolmente si può pensare di gestire un controllo. Al Cern abbiamo già condotto esperimenti per verificare la nuova idea e il sistema funziona. Per sparare i protoni utilizzo un acceleratore di particelle come quelli che normalmente utilizziamo nello studio della materia. La difficoltà tecnica forse maggiore è l'impiego del piombo fuso, ma ci possono dare una mano i russi; loro hanno sviluppato questa tecnologia per scopi militari, e ho già contatti con gli scienziati di Mosca che sono interessati al progetto".


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