Al protagonista della serata è bastato uscire un minuto dalle quinte, prima dell’inizio del più famoso ed immortale dramma Shakespeariano, per stappare applausi e grida alle ragazze (e non solo a loro), anticipo di quella che sarebbe stata una standing-ovation generale. Questo Amleto ha proprio convinto il pubblico dei giovani: si è prestato come specchio nel quale ritrovare un’immagine certo camuffata, ma veritiera della nostra età, così diversa da quella di nonni e genitori.
E’
questo contrasto generazionale la
guerra interiore che vive il bravissimo Kim Rossi Stuart: emotivo, timido ed
indeciso incarna quello che è la realtà del giovane d’oggi, a disagio sempre
e dovunque, smarrito perché privo di guide ed ideali. E anche chi, come Amleto,
non ne è privo, timoroso a mostrarli, sceglie o di lasciarsi trasportare dal
fiume della follia collettiva, oppure di rifugiarsi in una lucida pazzia che
isola dal mondo.
Non
è necessario essere un critico o un alto intellettuale per ritrovare questa
opposizione nello spettacolo: ci ha infatti pensato il bravo regista Antonio Calenda
a facilitare il compito, affidando i ruoli di potere ad attori maturi che la cui
recitazione tipicamente teatrale, è nettamente contrapposta all’istintività
e alla naturalezza di Amleto e Ofelia.
La corruzione e la violenza del mondo degli adulti sono
piaghe che superano le barriere del tempo e dello spazio, che ci
ricongiungono con i drammi e i soprusi di ogni tempo.
Ma
oggi particolarmente, come mai prima d’ora, il giovane, al pari dell’adulto
idealista, che riflette sull’opera di Shakespeare, è preso dallo sconforto e
dal disagio: quella di Amleto è stata la scelta giusta? Non ci sono altre vie
da percorrere? Che cosa è mutato rispetto ad allora in questa era, dove gli
ideali se ne stanno arrugginiti in fondo ai cuori, mentre guerra, forza e
violenza continuamente rinascono?
Amleto
ha ideali, ma non è in grado di viverli manifestamente; tuttavia dentro di sé
ha la forza per portare fino in fondo il suo piano, senza abbandonarsi al
vento, fatto di odio e tradimento, che soffia su di lui e sulla sua Danimarca.
Oggi come ieri risuonano profonde le parole di Shakespeare: “c’è del marcio nella società...”, ma noi ci siamo abituati a sentirne il puzzo.