DOPO P. SACCHERI
Con le ipotesi dell'angolo ottuso e dell'angolo acuto lo stesso Saccheri aveva gettato le basi dei due tipi di geometrie non euclidee, che saranno definite rispettivamente, dai nomi dei loro elaboratori, geometria di Riemann e geometria di Lobacevskij.
Ma già prima di questi due
matematici, LUIGI LAGRANGE (1736-1813) intuí la
possibilità di ricavare geometrie "diverse" da quella
euclidea; solo che egli, vittima del pregiudizio comune, non osò
comunicare i suoi risultati, perché avrebbe dovuto sostenere
pubblicamente che ci sono piú geometrie "vere", il che
gli sembrava scandaloso. Bisognava arrivare alla consapevolezza
che non esiste una geometria "vera", ma che ogni
geometria è "vera" se non contraddittoria, nei
procedimenti e nei risultati, con l'ipotesi assunta. Ma questa
consapevolezza non poteva essere una conquista indolore, se si
pensa che ammettere una geometria non euclidea significava
abbandonare la stessa nozione di spazio tridimensionale che sta
alla base del sistema euclideo, e per la quale quel sistema è
incondizionatamente valido; e significava abbandonare, con quella
nozione di spazio, anche la nozione euclidea di piano, di retta,
ecc. (ad esempio, se disegnati su una superficie sferica, la
retta sarà anche un arco di circonferenza, il quadrilatero
fondamentale isoscele avrà angoli interni che sommati saranno
maggiori di quattro retti, e il triangolo avrà angoli interni
che sommati saranno maggiori di due retti). La resistenza ad
ammettere "altre" geometrie veniva proprio dall'idea
che lo spazio "reale" fosse quello
"euclideo", e pertanto quella euclidea fosse l'unica
vera geometria.
In ogni caso, nella prima metà dell'Ottocento venne ripreso il discorso di Saccheri. E nacque quella che oggi si dice "geometria iperbolica", per la quale, assunta l'ipotesi dell'angolo acuto, per un punto esterno ad una retta complanare si possono condurre non una ma due parallele alla retta data. E solo nella seconda metà dell'Ottocento fu scoperta quella "geometria ellittica" costruita sull'ipotesi dell'angolo ottuso, e per la quale per un punto esterno e complanare ad una retta non passa alcuna parallela alla retta data.