Lo sviluppo della meccanica quantistica (1925-1927)
La meccanica quantistica
"Tutti i miei sforzi si dirigono verso il disfacimento e la sostituzione del
concetto della traiettoria orbitale che uno non può osservare" . Heisenberg,
1925
Quando Heisenberg cominciò i suoi studi universitari nel 1920, la teoria dei quanti,
sviluppata da Bohr, Sommerfeld e dai loro collaboratori, fu la teoria guida dell'atomo.
Secondo questa teoria, che fu progettata inizialmente per l'atomo più semplice,
l'idrogeno, gli atomi consistono di elettroni di carica negativa che orbitano come pianeti
attorno ad un nucleo di carica positiva. Diversamente dai pianeti, gli elettroni potevano
orbitare solo in determinate orbite in corrispondenza di una certa somma di energia
orbitale (e momento angolare dell'orbita).Queste caratteristiche quantità, (quanti di
energia) diedero il nome alla "teoria dei quanti" dell'atomo. Per aggiunta, un
elettrone potrebbe saltare in uno stato di energia quantistica, se assorbe un fotone con
energia precisamente uguale alla differenza energetica. Parimenti, un elettrone potrebbe
saltare nel vuoto in uno stato di energia più bassa per emanazione di un fotone uguale
all'energia persa. Tutto ciò contraddiceva la teoria classica elettromagnetica della
luce.
Ancora peggio, mentre un elettrone orbitava in uno stato energetico, esso non perdeva la
sua energia sotto forma di radiazione elettromagnetica, ma rimaneva nello "stato
stazionario" senza alcuna perdita, ancora in violazione della teoria accettata.
Tuttavia, quando si combinò con la speciale teoria della relatività, questa teoria dei
quanti dell'atomo ottenne un notevole successo, specialmente per l'idrogeno (un elettrone
orbitante attorno un singolo nucleo carico).
Durante i primi anni del 1920 tre aree di ricerca indicarono che la teoria Bohr-
Sommerfeld era inadeguata. Queste aree includevano:
1. lo studio della luce emessa e assorbita dagli atomi, conosciuto come
spettroscopia, includendo gli effetti dei campi magnetici ed elettrici;
2. il calcolo degli stati di energia degli atomi e molecole oltre che
dell'idrogeno;
3. la natura della luce come onda e/o come corpuscolo.
Durante i suoi viaggi e lavori a Monaco, Göttingen e Copenaghen, Heisenberg fu coinvolto
in tutte e tre queste aree. Dal 1924 egli e altri furono d'accordo che la teoria dei
quanti doveva essere ripresa da una nuova "meccanica quantistica". Questo
significava che l'idea di quanti di energia e momento non avrebbe dovuto essere unita ad
una teoria planetaria nella quale i movimenti dei pianeti o elettroni fossero calcolati da
un sistema "meccanico" basato sul lavoro di Newton: i quanti dovevano invece
essere costruiti nella base di una nuova meccanica o insieme di procedure ed equazioni per
il calcolo delle proprietà degli atomi quantizzati e eventi atomici. Nasceva così una
nuova meccanica quantistica.
Sulla strada del ritorno da Copenaghen a Göttingen nell'aprile del 1925, Heisenberg si
propose di "scoprire " la nuova meccanica quantistica. Stimolato da Bohr e Pauli a Copenaghen e Born e Pascal a Göttingen, il
suo intenso sforzo, nei mesi seguenti per raggiungere la sua meta, è stato documentato da
parecchi autori. Durante il luglio del 1925, Heisenberg ideò una risposta, ma non era
sicuro se avesse alcun senso. Passò un foglio sulla derivazione al suo consigliere, Max
Born, prima di partire per un viaggio di un mese con il suo gruppo di movimento
adolescente.
L'idea di base del foglio di H. era dovuta al lavoro a ritroso a partire dall'intensità e
frequenze osservate dalla luce emessa e assorbita dalla materia, fino ai movimenti della
materia ( benché ancora descritti dalla meccanica). Invece di lavorare con un atomo, che
risultasse troppo complicato a questo punto, lavorò con una "palla" carica, su
un salto, un oscillatore, del quale movimento non era del tutto regolare. Prima osservò
la connessione tra le proprietà osservabili della luce emessa (frequenza e intensità) e
il movimento della palla carica conformemente alla "meccanica classica" di Newton e Maxwell.
Poi considerò le proprietà quantistiche della luce osservata e reinterpretò le formule
classiche del movimento allo scopo di dare le frequenze e intensità. Questa combinazione
diede come risultato una regola poco conosciuta per moltiplicare due ampiezze
dell'oscillazione allo scopo di ottenere un'intensità. Heisenberg era confuso, ma Born presto riconobbe questa regola per la
moltiplicazione di due oggetti matematici conosciuti come "matrici".
Insieme ad altri suoi assistenti ( Pascal, Born ), lavorò rigardo lo sviluppo di una
nuova meccanica quantistica basata sulla matematica astratta delle matrici. Dopo che
Heisenberg ritornò dal viaggio con il movimento giovanile a nord di Copenaghen e oltre,
il lavoro a Göttingen culminò nel famoso "three man paper" ponendo innanzi una
nuova meccanica delle matrici. Con l'introduzione del concetto di elettrone ruotante, nel
1926, insieme al famoso principio di esclusione di Pauli nella costruzione degli atomi,
Heisenberg e altri mostrarono che la nuova meccanica quantistica poteva descrivere molte
delle proprietà degli atomi ed eventi atomici.
Malgrado i suoi apparenti successi, la nuova meccanica quantistica delle matrici tuttavia
ebbe difetti che infastidirono molte persone. Prima di tutto, era altamente astratta e
matematica. Perfino oggi è tecnicamente difficile calcolare semplici proprietà degli
atomi usando questa teoria. Secondo, era così astratta che uno non riusciva più a
raffigurarsi cosa stava realmente succedendo nell'atomo. Le equazioni matematiche non
erano più connesse agli attuali movimenti nell'atomo. Ancora peggio, l'idea di elettrone
ruotante non poteva essere presa letteralmente: primo, perché il suo spin equivaleva al
momento angolare di mezzo quanto, il quale era inaudito; secondo, perché a quel momento
l'equatore dell'elettrone si sarebbe mosso più velocemente della velocità della luce, in
violazione della teoria di relatività.
Come di conseguenza di questi difetti, moltissimi fisici gradirono l'alternativa "meccanica ondulatoria" proposta nel 1926 dal fisico austriaco Schrödinger, il quale sembrava dare qualcosa che la meccanica delle matrici dava ma molto più facilmente e senza difetti. Questo sguinzagliò un dibattito intenso che culminò nelle relazioni di indeterminazione e l'interpretazione di Copenaghen.
Le origini dell'indeterminazione
"Da allora le mie conversazioni con Bohr spesso continuavano fino a molto dopo la
mezzanotte e non producevano una conclusione soddisfacente, [
] entrambi divenivamo
stanchi morti e piuttosto tesi." Heisenberg
Le origini delle relazioni di indeterminazione di Heisenberg, o quello che può essere chiamato il principio di indeterminazione, comportano molta personalità quanto il far fisica. La strada di Heisenberg verso l'indeterminazione giace nel dibattito che cominciò nei primi anni del 1926 tra lui stesso e i suoi più vicini colleghi, che esposero la formula delle matrici della meccanica quantistica, e Schrödinger e i suoi colleghi che esposero la nuova "meccanica ondulatoria".
A causa della sua natura astratta e della sua non familiarità, i matematici e i fisici
furono lenti ad accettare la meccanica quantistica delle matrici. Così essi volentieri
accolsero l'alternativa di Schrödinger, la
meccanica ondulatoria, che usava concetti ed equazioni più familiari. Avvicinandosi alla
nozione presentata da Louis de Broglie e
supportata da Einstein, che materia ad alta
velocità mostra caratteristiche ondulatorie (come le onde luminose possono mostrare
caratteristiche corpuscolari), Schrödinger attribuì stati energetici dei quanti negli
atomi a frequenze di vibrazione armonica di onde di materia dell'elettrone orbitante
attorno al nucleo. Questo condusse a calcoli molto più facili e a rappresentazioni degli
eventi atomici più familiari rispetto alla meccanica delle matrici.
Quando nel maggio del 1926 Schrödinger pubblicò una dimostrazione che le matrici e la
meccanica ondulatoria davano risultati equivalenti, egli sostenne anche la superiorità
della meccanica ondulatoria sulla meccanica delle matrici. Questo causò una reazione
contraria, specialmente da parte di Heisenberg, che insistette sull'esistenza dei
discontinui salti quantici e la necessità di una interpretazione corpuscolare degli
eventi atomici.
La generazione più remota dei fisici stava iniziando a lasciare i posti disponibili delle
università tedesche e così la famiglia di Werner esercitò alcune pressioni sul giovane
per catturare uno dei nuovi posti liberi mentre il suo lavoro, la meccanica delle matrici,
sembrava essere offuscato dalla meccanica ondulatoria.
Heisenberg aveva appena iniziato il suo lavoro come assistente di Niels Bohr a Copenaghen
quando Schrödinger venne in città nell'ottobre 1926 per discutere delle teorie
alternative con Bohr. Le intense discussioni a Copenaghen risultarono inconcludenti. Essi
dimostrarono solo che nessuna interpretazione degli eventi atomici poteva essere
considerata soddisfacente. Entrambe le parti iniziarono a cercare una interpretazione
fisica soddisfacente degli eventi atomici come rappresentata dalla meccanica quantistica
in linea con le proprie preferenze.
Dopo che Schrödinger dimostrò l'equivalenza della versione delle matrici con quella
ondulatoria della meccanica quantistica, Jordan a Göttingen e Dirac a Cambridge, crearono una versione unificante
conosciuta come "teoria delle trasformazioni". L'incarico ora era di ottenere il
significato fisico di queste equazioni riguardanti la natura degli oggetti fisici in
termini di onde o particelle o entrambe. Poiché Bohr più tardi spiegò questo, mentre
gli eventi atomici sono soggetti alla meccanica quantistica, i fisici lavorano in
laboratori dove la fisica "classica" di Newton e Maxwell è predominante. Ciò
che era necessario era una "interpretazione " delle equazioni quantistiche che
permettesse ai fisici di connettere le osservazioni del mondo di tutti i giorni del
laboratorio con eventi e processi del mondo quantistico degli atomi come descritti dalle
equazioni di Dirac-Jordan. Studiando le carte di Dirac e Jordan, e rimanendo in
frequente corrispondenza con Wolfgang Pauli, Heisenberg si volse in un analisi delle
equazioni di Dirac-Jordan per le indeterminazioni o imprecisioni nelle misure simultanee
di due variabili correlate (coniugate canonicamente). Come risultato di queste analisi,
Heisenberg scoprì le relazioni di indeterminazione coinvolgendo le indeterminazioni nella
posizione e nel momento di una particella da una parte, e l'energia e le variabili
temporali della particella dall'altra. Egli presentò i risultati a Pauli in una lettera
di 14 pagine nel febbraio 1927, seguita da una pubblicazione cartacea l'anno dopo.
Per vedere se queste relazioni sono solo il risultato delle equazioni usate o sono proprie
di ogni esperimento, Heisenberg intraprese un esperimento teorico. Egli seguì la nozione
che tutti i concetti nella meccanica quantistica richiedono una definizione basata su
attuali osservazioni sperimentali. "Se uno vuole essere chiaro su cosa si intende per
'posizione di un oggetto,' per esempio di un elettrone
, poi uno deve specificare gli
esperimenti definitivi da cosa la 'posizione di un elettrone' può essere misurata;
altrimenti questo termine non ha affatto significato." Heisenberg proseguì a
specificare un esperimento astratto utilizzando un microscopio a raggi gamma per misurare
la posizione di un elettrone. Egli fece esperimenti a Stern-Gerlach per esplorare la
relazione di indeterminazione tra energia e tempo. L'esito fu che solo quello che noi
possiamo attualmente misurare ha qualche significato reale e che queste misure manifestano
sempre le relazioni di indeterminazione. Questa non è l'imperfezione dell'esperimento o
dell'apparato ma è inerente ad ogni esperimento quantistico; è semplicemente una
proprietà della natura che non può mai essere superata.
Schrödinger ha prima tentato di offrire una interpretazione del suo formalismo nel fatto
che le onde dell'elettrone rappresentano la densità di carica dell'elettrone in orbita
intorno al nucleo. Max Born, visitando poi l'istituto di tecnologia del Massachusetts,
studiò la dispersione degli elettroni liberi (non legati negli atomi) usando la meccanica
ondulatoria in cui egli mostrò che la "funzione d'onda" non rappresenta la
densità della carica o della materia. Invece, rappresenta la densità di probabilità di
trovare l'elettrone in un certo punto (cioè, il quadrato di probabilità per unità di
volume). In altre parole, la meccanica quantistica non può dare risultati esatti ma solo
le probabilità dell'avvenimento di una varietà di possibili risultati.
Heisenberg sviluppò ulteriormente questo passaggio: un cambiamento alla nozione di
casualità nella natura. Il principio di casualità richiede che ogni effetto deve essere
preceduto da un'unica causa. Questa era la base della "fisica classica" in cui
il futuro movimento di una particella poteva essere predetta esattamente da una conoscenza
della sua posizione e del suo momento presente e di tutte le forze agenti su di essa.
"Il principio di indeterminazione nega questo", scrisse Heisenberg,
"perché uno non può conoscere la precisa posizione e il momento di una particella
in un dato istante. Così uno non può calcolare il preciso movimento futuro di una
particella, ma solo una serie di possibilità del futuro movimento della particella, la
probabilità di ogni movimento essendo dato dal quadrato della funzione d'onda di
Schrödinger". Benchè Einstein e altri si opposero a questa interpretazione e
tentarono di trovare l'errore con esso, Einstein dovette ammettere che essa è una logica
conseguenza della meccanica quantistica. Per Einstein, questo dimostrava che la meccanica
quantistica era "incompleta".
Le relazioni di indeterminazione di H. e le loro implicazioni erano profonde e lontane
dalla comune comprensione; esse costituivano un'essenziale componente di una più ampia
interpretazione della meccanica quantistica conosciuta come l'Interpretazione di
Copenaghen.
Trionfo dell'interpretazione di Copenaghen
"Noi consideriamo la meccanica quantistica come una teoria completa per la quale
le ipotesi fisiche e matematiche fondamentali non sono più suscettibili di modifiche.
"
Heisenberg e Max Born, 1927
Heisenberg formulò il principio di indeterminazione nel febbraio 1927 mentre era
impegnato come conferenziere nell'istituto di Bohr per la fisica teorica all'università
di Copenaghen. Dopo aver informato Wolfgang Pauli delle sue nuove idee, Heisenberg
procedette a scrivere un foglio su ciò. Bohr, che era stato in una vacanza sciistica,
ritornò al suo istituto per trovare il foglio di Heisenberg già in prima stesura.
Spedendo il foglio ad Einstein, Bohr si lamentò con Einstein del fatto che l'approccio
del fisico tedesco era troppo limitato e il suo microscopio a raggi gamma era
completamente errato, anche se il risultato era corretto. Per Bohr, le relazioni di
indeterminazione non nacquero soltanto dalle equazioni quantiche e dall'uso delle
particelle e dalla discontinuità. Heisenberg aveva trascurato, a suo avviso, alcuni
aspetti che più tardi vennero corretti (producendo gli stessi risultati).
Nelle parole di Bohr, la figura delle onde e delle particelle sono
"complementari" tra loro. Cioè, esse sono comunemente esclusive ma insieme
essenziali per una completa descrizione degli eventi quantici. Ovviamente in un
esperimento nel mondo di ogni giorno un oggetto non può essere allo stesso tempo un onda
e una particella ma può essere o l'una o l'altra, dipendentemente dalle situazioni. Bohr
provò che l'oggetto inosservato è davvero sia un onda sia una particella fin quando lo
sperimentatore sceglie quale esso dovrà essere in un dato esperimento (va ricordato che,
secondo H., l'aspetto di un oggetto si rivela quando noi lo osserviamo). Dallo scegliere
la figura di onda o di particella, lo sperimentatore disturba così la natura
incontaminata. Questa limitazione è espressa dalle relazioni di indeterminazione di
Heisenberg che, per Bohr, erano messe in relazione con quello che egli stava ora chiamando
"complementarità." La complementarità, l'indeterminazione, e l'interpretazione
statistica della funzione d'onda di Schrödinger sono tutte in relazione e formate insieme
ad una interpretazione logicamente chiusa del significato fisico della meccanica
quantistica.
Heisenberg, al contrario, si oppose in prima persona a questa interpretazione. Insistendo
sull'uso primario delle particelle e della discontinuità, egli rifiutò l'ipotesi di
Bohr, tanto che ritirò il suo foglio, che era già in corso di stampa. Egli, comunque,
appose un paragrafo avvertendo i lettori sui modi di vedere di Bohr e ammettendo che
l'errore della risoluzione del microscopio era dovuta all'apertura delle lenti. La
battaglia con Bohr crebbe intensamente nei primi mesi del 1927. Ovviamente, c'era molto in
gioco per il venticenquenne.
Dall'autunno del 1927, le faccende erano cambiate completamente. Mentre la situazione
lavorativa di H. stava stabilizzandosi all'università di Leipzig, Bohr presentò a una
conferenza sul lago di Como quella che oggi è conosciuta come l'interpretazione di
Copenhagen della meccanica quantica: le relazioni di indeterminazione e di
complementarietà unite con l'interpretazione statistica della funzione d'onda di
Schrödinger. Un mese dopo, nell'ottobre del 1927, Born e Heisenberg, parlando alla
conferenza dei fisici di Solvay a Bruxelles, in
Belgio, dichiararono che la meccanica quantistica era definitiva ed irrevocabile.