L’Atomismo

Già molti secoli prima di Cristo, in Grecia, filosofi e naturalisti erano divisi in due scuole di pensiero: una considerava la materia continua, ovvero divisibile, in porzioni sempre più piccole, all’ infinito. La seconda scuola di pensiero riteneva la materia discontinua, costituita da particelle molto piccole, "finite", ovvero indivisibili: gli atomi. Ovviamente entrambe le teorie altro non erano che speculazioni filosofiche in quanto non supportate da alcuna indagine scientifica che andasse al di là della semplice osservazione dei fenomeni naturali. Da queste speculazioni filosofico-naturalistiche ha avuto origine la teoria dell’ atomo, probabilmente la scoperta più importante della scienza umana. Il primo filosofo atomista è da considerarsi probabilmente Leucippo di Mileto (V sec. A..C.). L’ esistenza di Leucippo non è certa; infatti la sua opera è ripresa da quello che viene considerato un suo allievo: Democrito di Abdera ( ca. 370 – 470 a.C. ). Leucippo e Democrito davano per scontato il moto degli atomi ma non lo giustificavano. Più tardi un altro filosofo greco, Epicuro da Samo ( 341 – 270 a.C. ) ne diede più ragione attribuendo agli atomi il "peso".

Le teorie atomistiche furono avversate da un grande filosofo greco, Aristotele di Stagira ( 384 – 322 a.C. ) nella sua opera "Fisica". Il pensiero aristotelico fu, purtroppo, accettato pienamente dalla Chiesa ed, anzi, reso dogma; essa, infatti, considerava estremamente pericolose le teorie atomistiche e materialistiche di Democrito ed Epicur, al punto di considerare eretico chi le professava. Per le teorie atomiche è necessario aspettare ancora due secoli circa; infatti il primo scienziato a proporre una teoria atomica moderna, basata sull’ indagine e non solo sulla speculazione filosofica, fu l’ inglese John Dalton ( 1766 – 1844 ).


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